Ti sei mai accorta di pensare cose assurde?
Prometto che non ti dirò di spegnere la mente, di fermare i pensieri e cose del genere, credo siano indicazioni che causano ulteriore stress, perché la mente non si ferma, fa il suo sporco lavoro, ciò che trovo più sensato come consiglio è: non credere a ciò che ti racconta.
Voglio parlarti di una cosa che mi è capitata tempo fa.
Te la faccio breve, in poche parole ho saputo che il padre dei miei figli, nonché ex marito, ha una compagna.
La cosa stramba è che la scoperta mi ha sconvolta, mi sono disperata e ho pianto per giorni. E mentre mi disperavo, pensavo: ma che caspita mi sta succedendo?
Già, perché sono divorziata e felice già da un po’, e dopo il divorzio ho pure festeggiato!
In più, sono consapevole da anni che, lasciare l’uomo che avevo sposato, era stata per me la scelta migliore di sempre.
E allora perché ero così disperata?
Farmi questa domanda mi ha spinto a calmarmi un attimo, e l’attimo successivo ero in meditazione.
E poi… BOOM!
L’ho vista!
Si è palesata davanti ai miei occhi come una persona in carne ed ossa, staccata completamente da me. Aveva il mio viso e il mio corpo ma l’ho percepita come un’estranea.
Sì, non ero io ma il ruolo, la maschera, o il demone, come lo chiamerebbe Tsultrim Allione (scrittrice e monaca buddhista).
Non che io abbia qualcosa contro le mogli, non parlo di individui ma di ruoli, tutta un’altra storia.
Se sei una moglie felice io sono felice per te, ma io sono stata una moglie infelice, molto infelice. E quella moglie infelice viveva ancora dentro di me, si era nascosta molto bene perché non sapevo che ci fosse.
Questa moglie infelice voleva il controllo della situazione, voleva la sua vecchia casa, la sua routine tossica, il suo ruolo, ciò che era suo di diritto. Una pazza, praticamente. Sto usando parole forti, me ne rendo conto, ma questo ruolo-moglie dentro di me voleva tornare a rivivere l’inferno da cui mi ero felicemente liberata dopo anni di agonia e umiliazioni di ogni genere, era davvero assurdo.
Tuttavia, vedere questo ruolo mi ha permesso di stanarlo dal suo nascondiglio e di portare consapevolezza al fatto che la sua voce non era mia.
I pensieri che avevano popolato la mia mente in quei giorni, e chissà da quanto tempo, non erano miei. Io non ero lei.
La moglie ferita, probabilmente, manovrava già da un po’ le mie decisioni e i miei pensieri senza che io me ne accorgessi, ma per fortuna l’Esistenza mi ha donato l’evento perfetto per farmi accorgere di lei, così da poter portare consapevolezza ai miei pensieri e comprendere la mole di bugie che mi raccontavano.
E tu? Ti sei mai accorta che i tuoi pensieri non sono tuoi?
La mente è una ispirata cantastorie bugiarda, già, proprio così, e le sue storie non ci appartengono; a volte sono legate al passato, oppure arrivano dal bidone dell’immondezzaio sociale e, in entrambi i casi, non ci riguardano.
Ogni volta che i tuoi pensieri ti fanno sentire inadeguata, paralizzata, triste, un fallimento; fermati, non far finta di niente, non sostituirli con l’altrettanto inutile palliativo del pensiero positivo, ma ascoltali come se fosse una stazione radio, in modo attento ma distaccato.
Potresti accorgerti che hanno una voce che conosci ma che non ti appartiene, forse è la voce di uno dei tuoi genitori, di un insegnante, di un bullo che ti ha reso la vita un inferno quando andavi a scuola, di un ex, o del prete, di una zia giudicante, ascolta bene perché non sei tu.
Le voci che ti stanno rovinando un progetto, e che mettono bocca sulle tue capacità e i tuoi talenti non sono tue e ti stanno riempiendo di balle, ma le devi ascoltare per stanarle. Dopodiché, prendi coraggio e guarda (metaforicamente) chi ti sta parlando. Fai un atto psicomagico come direbbe Jodorowsky e invita queste voci ad uscire da te, apri una porta metafisica, saluta cordialmente e guarda mentre se ne vanno e poi chiudi la porta, metti una musica che ti piace e festeggia, balla e scatenati.
La vita va celebrata, amata e vissuta pienamente, non abbiamo tempo per dare retta ai bugiardi!
Ora ti scrivo una poesia e ti invito a fare lo stesso regalandoti un esercizio di scrittura:
- Fai una lista di quello che ti piace fare e che ti dà gioia.
- Fai una lista di quello che ti piace di te: modi di fare, modi di essere, una parte di te, anche fisica.
- Con queste due liste crea una poesia, o brevi frasi.
- E se la mente con le sue balle ci mette lo zampino, ricordati che non sei tu, le storie della mente non ti riguardano.
Non sei tu…
Non sei tu quando pensi che può solo andare male
non sei tu quando ti fai piacere lo schifo abituale.
Non sei tu quei pensieri della mente
non sei tu quella voce deprimente.
Tu sei tu quando ridi per una frase sciocca
tu sei tu quando balli sotto la doccia.
Tu sei tu quando hai quel sorriso birichino
tu sei tu quando mi fai l’occhiolino.
Sei tu quando ti senti sensuale
così come sei, semplicemente naturale.
Tu sei tu quando canti a squarciagola
stonata, vulnerabile, ma leggera come una farfalla che vola.
Con amore
Enrica
di Scrittura Senza Censura
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