La Pressione nella Scrittura – L’energia psichica e vitale

Estratto dal Libro: Giove parla Venere ascolta

La pressione è uno degli elementi più rilevanti, ma per valutarla correttamente occorrono le grafie in originale e bisogna osservare più documenti in quanto cambia a seconda del tipo di penna, della superficie di appoggio, o di perturbazioni dell’energia (come la febbre o le sostanze psicoattive).

È di fondamentale importanza per svelare l’autenticità di uno scritto: per falsare completamente una scrittura, basta mettere sotto il foglio una coperta!

La pressione è un indicatore dell’energia psichica e vitale. Dice in che modo una persona affronta la vita, con quante sbavature, se con energie più morbide o decise, pacate o irruenti, incidendo o scivolando…

Per prima cosa occorre toccare la scrittura facendo scorrere le dita sulle linee, tastando molto velocemente il foglio.
A seconda del “tocco”, l’esito potrà essere una pressione in solco, appoggiata, nutrita, leggera o evanescente.
Quando l’impronta resta anche nel foglio sottostante, la pressione è in solco: l’energia è bloccata, ristagna, specialmente se la scrittura è monotona e senza alleggerimenti.

Scrivendo forte ma senza esagerazioni, si crea una pressione appoggiata (se costante e monotona) oppure nutrita, che presenta acuminazioni come le finali slanciate e variazioni di intensità che seguono le leggi del rilievo (cioè pressione più forte quando si scende verso la zona inferiore, più leggera in rimonta).

La pressione “naturale” segue infatti le esigenze del movimento. Rilievi e acuminazioni rivelano la capacità di premere o rilassare a seconda del momento, di modulare l’energia e di rilasciare l’aggressività senza ristagni.
La pressione appoggiata parla di un’energia che si libera meno, più concentrata, che si conquista crescendo, mentre la nutrita denota un’energia intellettuale più tagliente.
Il rilievo è importante perché quando si scende nelle “cantine” di noi stessi occorre essere ben equipaggiati, avere energia.

Quando si sale, invece, si può e si deve alleggerire il carico.
La pressione leggera è adatta alle forme piccole, semplificate, più intellettuali che sensoriali, che non vogliono incidere più di tanto nella realtà, preferendo la serenità e il rilassamento.

La pressione evanescente può indicare uno stato energetico fragile, una carenza di forze fisiche e psichiche.

Se la scrittura preme in modo particolare in alcune zone, si definisce spostata e indica il desiderio di rafforzare quell’ambito: se in zona superiore, ad esempio, si vuole incidere maggiormente con l’intellettualità.

Talvolta la pressione è spostata sui gesti d’attacco, rigidi e forti, per “tenere lontano” il passato e i nuovi inizi.
Altre volte si concentra sui gesti finali, per proteggersi dall’altro e dall’esterno.
Quando invece insiste sulle verticali, simboleggia volontà ed efficacia.

Quando sono le lettere affettive (le O e i derivati) a
manifestare una maggior pressione, la scrittura rivela un grande investimento nella relazione.

Rara e indice di malessere, come se l’energia fosse inibita e impulsiva allo stesso tempo, è la scrittura spasmodica, in cui sembra che la penna perda inchiostro, piena di macchie, sbavature, mazze (ispessimento della finale, contrario all’acuminazione), fusi (piccoli puntini) e cunei (ispessimenti verso il basso).

Oltre al “tocco” della scrittura, la pressione può essere valutata anche osservando la traccia d’inchiostro che lascia sul foglio, che può rivelarsi vellutata o pastosa.
La vellutata è tipica della penna stilografica e allarga impercettibilmente la traccia d’inchiostro.
Indica un’intelligenza emotiva e una prevalenza del sentimento.
Nella pastosa prevale il contatto, la sensazione, e lascia una traccia più larga pur senza bucare il foglio.

Purtroppo nella scansione delle scritture e nell’adattamento alla stampa la pressione originale risulta completamente falsata, quindi non mi è possibile inserire degli esempi fedeli.

Susanna

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